Deruta Book Fest
Chiostro del Museo
Regionale della ceramica
Sabato 28 agosto 2021
La fenice
Radice dell'anima
Che rinasce dal fuoco,
Che spalanca le ali
E si rialza col vento.
Luce degli occhi
Che guarda oltre il tempo,
Che risorge alla vita
Inseguendone il senso.
Forza sapiente
Che conosce il silenzio,
Come scoglio sul mare
Che resiste alle onde.
Fascino segreto
Che conquista il presente,
Potere delle mani
Che seduce la mente.
Estraneo
Visibilità ridotta
Lungo la strada
Che porta
Ad un ignoto dove.
È semplicemente
Inverno,
È semplicemente
Nebbia e gelo,
È semplicemente
Niente.
Percorro indifferente
Questo senso di vuoto,
Mentre riecheggia
Solo la mia voce
Tra le pareti
Che segnano
In qualche punto
Il limite della vita.
Anche i ricordi
Sono sfuggiti
E col tempo divenuti
Pressoché
Impercettibili.
Chissà come sarà
Quando non ne avremo più,
Quando parleremo
Solo con un sorriso,
Quando forse, a volte,
Vagamente,
Ci tornerà agli occhi,
Il senso di un viso.
Immagini riflesse,
Distorte,
E poi sole, poi vento
E poi nubi.
E poi di nuovo niente.
Chissà se mai qualcuno
Ci verrà a prendere,
Chissà se ha senso
Ancora attendere,
O lasciare che questa nebbia
Si prenda la nostra mente.
Gocce d'argento
La pioggia picchia
Su quella piccola
Finestra bianca
Aperta sugli occhi.
Gocce d'argento
Scivolano sul vetro
Sciogliendo I colori
Che dipingono la sera.
Attimi frenetici
Tra le voci sui marciapiedi,
S'intrecciano
Nella fretta che rimane
In questi giorni
Imbiancati di magia.
Una candela rossa
Accesa sul davanzale
Mi riporta il sapore
D'una vecchia allegria.
Ed io percorro a ritroso
Antiche stanze
Decorate d'armonia
Come le note di un violino
Rincorrono lo spartito
D'una sinfonia.
Il tram di Lisbona
Non accettava sconti
L'uomo col cappello
Ne tanto meno elemosine.
Portava con fatica
Il peso sulle sue gambe
Che muoveva a piccoli passi
Strisciando le suole
Sul selciato di piccoli sassi.
Aveva bisogno di sedersi
Di tanto in tanto
Per azzittire il dolore
E farlo riaddormentare
Quasi fosse un bimbo
Da proteggere col calore.
Ad ore regolari
Si portava alla bocca
Una pillola gialla
Per riaccendere l'illusione,
Per tornare a vivere
Senza percepire,
Per un po',
Il senso della fatica
E di quel dolore.
A chi gli chiedeva
Come stasse
Lui rispondeva
Con un sorriso
Colmo di fervore:
"Sto abbastanza bene,
E faccio lo stesso
Tante cose",
Sorvolando sempre
Sul peso della fatica
E di quel dolore.
Ma si accorse
Dopo tempo
Di vivere in una prigione
Fatta di silenzi e di sorrisi
Che gli oscuravano la realtà
Della sua condizione.
"Non voglio compassione"
Urlò una mattina
Alla sua faccia riflessa
Sullo specchio
Intransigente della ragione.
"Regalatemi solo verità,
Ho già troppi vizi
Per colpa delle illusioni!
State tranquilli,
Amo lo stesso la vita
Nonostante la mia condizione,
Ed amo le persone
E farò ancora tante cose
Che siano case, parole
O canzoni."
S'infilò l'impermeabile
Si mise il cappello
E perdendosi nei pensieri
Riaprí nella sua mente
La porta ai sogni ed alle illusioni.
Fumando un sigaro
S'incamminò
Verso la fermata del tram 28,
Strisciando i piedi
E contando i sassi bianchi
Con la punta dell'ombrello.
Acciaio
Riflessi metallici
D'una lama lucida
Incontrano l'immagine
Del tuo sguardo.
L'enigma regna
Sul fondo degli occhi
E brilla di luce nera.
Parole taglienti
Scorrono dalle tue labbra...
Hai dimenticato i tuoi sogni
O li hai lasciati addormentare?
Ho regalato il mio cuore
A chi non conosceva l'amore,
Ho sfidato la furia del vento,
Ho tagliato con l'acciao
Il tuo filo d'argento.
E ti cerco, ti cerco
In ogni stanza
Della mia mente,
Ti cerco e sento il tuo grido
Strappare i cardini
E sfondare le porte d'acciaio
Serrate sul presente
Primo sole
Sfumature di luce...
Il finire del sentiero
Sul declino della notte.
Sarà un giorno di vento...
Già frusciano i rami
Nel silenzio profondo
Che veglia sui sogni
Prima dell'alba.
E poi..... il viola
Che diviene rosa
Ed il rosa.... arancio.
La notte svanisce
All'improvviso
Come svanice la nebbia
Al primo alito di vento.
Ed ecco la luce
Conquistare il cielo,
Accendere gli occhi,
Dissolvere i pensieri.
È solo tempo,
Sono solo attimi
O solo movimento,
Spazio percorso,
Energia che si trasforma,
Scatto di lancette,
Impercettibile.
Spunta il sole
Dal filo frastagliato e scuro
Dei tetti e dei campanili.
Ombre in controluce
Eco di rumori, odore di caffè:
Mattino.
Caletta
Brezza di mare
Leggerissima
Come una carezza morbida,
Mi sfiora lo sguardo
Assorto sulla baia
Colorata d'azzurro
E di verde.
Sono seduto
All'ombra
Sugli scalini di una scesa,
Avvolto nella solitudine
Delle voci del mattino.
Tra me ed il mare
Qualche fila d'ombrelloni
Rossi e gialli
Di tela sbiadita dal sole,
Una steccionata
Che limita il lungomare,
Nel profilo che segue
Il disegno
Frastagliato delle cale.
Fino alla punta
Dove cambia
La natura rocciosa
Degli scogli,
Dove finiscono
I miei pensieri distanti
E deposti
Nel fondo del fondo
Dello smeraldo,
Nello stesso mare
Che oggi sembra cambiare,
Quasi mi chiedesse
D'aspettare...
La memoria delle cose immutabili
Guardo quell 'albero,
Il solo ad ombreggiare
Un ritaglio d' orizzonte.
Guardo oltre quel monte,
Il cupo della macchia
Che ricopre la fonte.
Ascolto I suoni della vita
Oltre il silenzio della mente,
Nel deserto che circonda
La memoria immutabile
Delle cose.
Rimane l'ombra
Dei miei pensieri
Impigliata sulla rete,
Come la patina
D'un passato
Che lentamente sbiadisce,
Come fiore d'un tempo
Che giorno dopo giorno
Sfiorisce,
Come lama
Di un lontano ricordo
Che oramai ferisce.
Volo di farfalla
Dipinge scie
Di primavera
Sul tepore inatteso
Di febbraio.
Traiettorie d'armonia
Ebbre di freschezza
Rapiscono gli occhi
Per piccoli attimi
D'eterna bellezza.
Una pennellata gialla
D'ali di farfalla
Nell'azzurro del cielo
Interrompe lo scorrere
Dei pensieri.
Come a schiudere
Le porte dell'averno
Liberando i colori
Dal giogo dell'inverno.
L'argine della memoria
S'accende sul mio viso
Il sole del mattino
Tra vasi di fiori
Che cospargono
Al vento
Un ventaglio di colori.
Ascolto
Mute parole
Nel silenzio
Interrotto, a tratti,
Dal frusciare
Dei rami.
Immagini
D'un altro mondo
Sorridono ricordi
D'una stessa essenza,
Quasi a coglierne
Una fluida presenza.
Il violino risuona
Nel teatro della fantasia.
Dove sono
Le vostre voci,
Le vostre carezze,
L'insieme che fu
Delle certezze?
Qual è il senso
Della nostra storia?
Siamo come torrenti
Dopo un temporale,
Prima impetuosi
E travolgenti,
Ora aridi ed assenti,
Incuranti di quanto
Sia fragile,
Lungo il filo del tempo,
L'argine della memoria.
Io so amare
Io so amare
Con le parole,
Questo so fare.
Io so giocare
Alle illusioni,
So ritagliare stelle d'oro
In fondo al cuore.
Io so abbeverarmi
Nel deserto della solitudine,
So colorare
Il silenzio dei pensieri.
Io so condurre
La fila dei miei giorni
Camminando
Sul crinale della notte.
E so immaginare
La prima sfumatura
Dell'aurora
Oltre l'ultima scia
Del crepuscolo,
Percorrendo
Quel sentiero
Che conduce
Da dove del giorno
Si scorge
La prima luce.
Punta Righini
Lontani pomeriggi
Dispersi negli anni
Colmi di fantasmi
D'odierne assenze,
Relitti nell'anima,
Eterne presenze.
Guardo il mare
Accarezzare d'azzurro
Il nero degli scogli,
Osservo ogni dettaglio,
Ogni immagine
Riflessa sui ricordi.
Seduto all'ombra
Tra il verde delle siepi
Mi perdo lentamente
Sul canto delle cicale.
Lascio fuggire
Ogni consumato pensiero,
Muovendo i miei passi
Oltre la fine del lungomare.
Una barca doppia la punta
Sul vento di maestrale:
Oltre il silenzio delle rocce
Mi fermo, a guardare il mare.
Oltre la frontiera della mente
Attendo i tuoi passi
Nel silenzio delle stanze
Tra la luce che filtra
Dalle persiane chiuse.
E poi i tuoi occhi
Che si accendono all'improvviso
Di quel mistero
Che mi sconvolge i pensieri.
Ed io mi perdo
Negli attimi che scorrono
Oltre l'abbandono
Su queste scarpe nere.
Ora mi prendi
Nel tuo paradiso
E con la mano mi afferri
Con decisione il viso.
E così siamo ogni cosa
Tra le ombre del presente
Siamo un'aquila,
Un airone che vola
Oltre la frontiera della mente.
Il germoglio
Spuntò da terre aride
Colme di solitudine
E di quel silenzio
Che devasta l'anima,
Crescendo tra la serenità
Di piccoli momenti
Vissuti sul far della sera.
Fu spazzato via
All'improvviso
Dal turbine della passione,
Annegando
Nell'oceano devastante
Del dolore.
Ma il germoglio
Rinacque seme,
Ed accarezzato da un sorriso,
Volò oltre
Il valico della tristezza.
Sul filo lieve
Di quella brezza
Si radicò su terre fertili
E crebbe con la premura
Di pensieri limpidi.
Divenne cespuglio
E poi albero
E poi macchia
E poi bosco,
Sconfisse il vento
E la furia della tempesta,
Sorrise alla pioggia
E quando nacque il sole
Si risvegliò foresta.
Rosa bianca
Cara amica
Ti porgo questa rosa
Per chiederti scusa.
Per aver spento
Col mio delirio
La luce sul tuo viso.
Per aver confuso
Col le parole
Il senso delle cose.
Per aver frantumato
Col tumulto dell'amore
Quel cristallo
Che ti avvolgeva il dolore.
Ed ora tra le lacrime
Guardo le mie mani
E vorrei lacerarmi il viso,
Gettarmi nel fuoco dell'inferno
Per donarti il paradiso.
Ogni giorno
Aspetterò ogni giorno
Il tuo ritorno
Lungo il ponte della sera
Per donarti il mio sorriso
Dipinto con i colori
Della primavera.
Da lontano
Vedrò il tuo passo
Scandire
Il senso della strada,
Vedrò la polvere
Riempire le tue tasche
Di mille sogni
Da condividere.
Avremo giorni di sole
E nuvole di pioggia,
Avremo vento e neve
Salite e discese,
Avremo musica
Su cui volare,
Avremo tanti progetti
Da realizzare.
E verranno curve
Su cui frenare
E lunghi rettilinei
Per accelerare.
E sere d'inverno
Dove comprendere,
Come equilibristi
Sul filo della vita,
Che anche stare insieme
Tenendosi per mano,
Semplicemente
In silenzio senza parlare,
Può essere il modo
Più profondo di capirsi
E d'amare.
Il mio amore
Il mio amore
È dirompente,
Il mio amore
È straripante
Il mio amore
È avvolgente,
Il mio amore
È asfissiante.
Il mio amore
Conquista la mente
Il mio amore
È sempre presente.
Il mio amore
Non è razionale,
Il mio amore
Non sa frenare.
Il mio amore
È capace di volare,
Il mio amore
Non sa calcolare.
Il mio amore
Sa morire dolcemente.
Il mio amore
Lo è .....
Completamente....
Goccia d'assenzio
Voglio essere
Un pezzetto
Del tuo niente,
Una briciola
Del tuo pane.
Voglio essere
Un riflesso
Della tua mente,
Una goccia
Del tuo sudore.
Ho varcato
Tutte le frontiere
Arrugginite
Dal mio pudore
Ed ora,
Come un bimbo,
M'ubriaco
Col nettare dolce
E amaro
Del tuo sapore.
Ho bisogno
Di sentire
Ancora un brivido,
Respirandoti
L'odore.
Lasciami
Solo un fremito
Disegnato
Sul nero di questa tela,
Scegliendo
Tra le tue tasche colme
Anche solo
Un pezzetto di colore.
Voglio essere
Solo un morso
Sulla tua mela:
E se dovesse far male
Versami solo
Una goccia d'assenzio
Che ne diluisca il dolore.
Senza titolo
So donare
Solo una carezza
Qualche piccola
Goccia di dolcezza.
So riempire
Solo bicchieri
Colmi di tenerezza
Per ricordare
Dell'amore antico
Il profumo della brezza.
So guardare
Solo gli occhi
Con un po' di saggezza
Per ritagliare con le dita
Una nuvola bianca
Colorata di leggerezza.
Sono vicino a te
Sono vicino a te
E ti guardo dormire
Aspettando che il mattino
S'illumini con la luce
Di un tuo sorriso.
I capelli lunghi,
Come carezze lievi,
Sfiorano il profilo morbido
Delle tue labbra.
Sono arrivato di notte
Dopo un lungo viaggio
Tra il profumo delle rose,
Con la pioggia ed il sole,
In questi giorni di maggio.
Ed ora
Ed ora cosa troverò
Su questa strada
Apparentemente vuota
Con questo vento
Che soffia silenzio
Sulle cose che restano.
Il tempo scorre
Sulle immagini
Che tornano alla mente
Come foglie morte
Ai lati della strada.
Muovo i primi passi
Come un bambino
Inizia a stento
Il suo cammino.
Questa volta
Senza nessuno
Che mi terrà la mano,
Senza ombrelli
A proteggere sorrisi
Nei giorni di pioggia.
Siamo appesi
Siamo appesi
Ad un filo,
Un filo d'eterno.
Il senso
Del tempo
Vacilla
Nel senso
Delle cose
Che vanno.
Quanto sarà ancora
Dei giorni, delle ore,
Dei minuti misurati
Sulla fatica
Dei tuoi respiri.
Quanto sarà ancora
Dei momenti
Prima del silenzio,
Prima del senso assoluto
Della mia solitudine.
Prima della fine
Della tua paura
Che scivola sulla fronte
Come scivola il sudore
Tra le rughe profonde
Scavate da questa vita
Sul sentiero del dolore.
Quello che manca
Quello che manca
È una carezza,
Qualche piccola goccia
Di dolcezza.
Quello che manca
È un sorriso,
Il riflesso di una luce
Sul tuo viso.
Quello che manca
È un pensiero
Che plani sulla mia mente
Come un gesto
Lusinghiero.
Quello che manca
È una parola
Disegnata nel cielo
Come una nuvola.
Quello che manca
È un sorso di mistero
Che accenda la luce della fantasia
Soffiando vento in poppa
Al mio veliero.
New York
Le tante sfumature
Sulla trama della pelle
Si sciolgono nei colori
Intrecciati da mille culture,
Come al mattino
Il profilo dei grattacieli
Si confonde
Nella nebbia grigia della baia.
Il vento dell'Atlantico
S'incunea nelle strade,
Percorrendo i ponti sospesi,
Portando con se
Un pizzico di silenzio
E l'antico sapore
Di storie lontane.
Il lungo fiume di auto gialle
Lega le ore frenetiche del giorno
Agli angoli stupefacenti
Dipinti con le luci
Ipnotiche della notte.
Verticalità vitree
Di moderna trasparenza
Si lanciano contro il cielo
Svettando sopra le facciate
Dalla pelle di mattoni.
Carretti fumanti
Di cibi consumati correndo
Accompagnano il ritmo
Veloce della vita,
Tra la solitudine di chi guarda
La punta dei grattacieli
Dal basso di un marciapiede.
Ed in questo insieme
Di colori, di sguardi, di odori
Di luci strabilianti,
In queste strade colme di vita
Ognuno tiene la sua libertà,
La sua mela rossa tra le dita.
Le note jazz di una tromba
Annunciano il mattino:
Ho solo sfiorato le tue strade
Scattando qualche foto
Lungo il mio cammino.
Si risveglia la Brodway
Ed ognuno che vi passa
Per poco o per sempre,
Bianco, nero, giallo,
Povero o ricco che sia
Sarà solo un tuo cittadino
Che farai sognare sempre
Confondendo un po' la realtà
Mentre accendi,
Dall'Empire State Building,
Tutte le luci della fantasia.
NYC, lunedì 2 aprile 2018
La mia rosa sul tuo cuscino
Ho consumato parole
Nel vuoto del silenzio
Ho consumato i pensieri
Nel gelo dell'inverno.
Dopo il sudore della notte
Ho trovato la luce
Che illumina il mattino
E dipinge di colori
Il mio piccolo giardino.
Ho colto la rosa con più spine
Per sentirti un po' vicino
E mentre dormivi
Ne ho sparso i petali
Sopra il bianco del tuo cuscino.
Ossessione
Ossessione,
Il pensiero devasta la mente
Sfasciando come un maglio
Lo specchio dell'anima.
Ossessione,
Il sudore che irrora la pelle
Il respiro che si pesante
Il tuo sguardo onnipresente.
Ossessione,
Un vicolo cieco
Un angolo buio
Un luogo astratto
Sul limite ultimo
Oltre il confine estremo
Della ragione.
Stelle
Stelle,
Frammenti di cielo
Come cristalli lucenti,
Lenti e declinanti
Sul nero orizzonte
Dell’infinita notte
Stelle,
Gemelle in cielo
A diamanti nascosti,
Perduti e dimenticati
Nell’infinito abisso
Del nostro cuore
Evanescenza
Raccolgo un solo sguardo
Tra i tanti che regala il giorno,
Come se fosse l'unico segno
Tra quelli inferti dall'inverno.
Ed è uno sguardo
Che oscura gli occhi
E scivola nel cuore
Perdendosi lungo la strada
Che conduce
Al lato estremo della mente.
Raccolgo solo il tuo sguardo
Tra quelli dispersi dal vento,
L'unico che abbia un senso
Nel trascorrere evanescente
Del nostro tempo.
A cosa servono
A cosa servono
Queste parole
Che volano al vento,
Questi pensieri
Sussurrati allo specchio.
A cosa servono
Questi sguardi
Sparati negli occhi
Questa sabbia
Che sfiora i capelli.
A cosa servono
Questi passi
Che riempiono il vuoto
Queste notti
Trascorse insonni.
A cosa servono
Questi sorrisi
Affacciati sulle labbra
Questa rabbia
Che stringe le mani.
Appoggio la penna
Sul tavolo
Sopra queste parole
Mi alzo in piedi
E vado a bere
.....di là
Avrei voluto
Avrei voluto
Tornare bambino
Ed abbracciarti
Con tutta la tenerezza
Del mondo.
Avrei voluto
Starti vicino
Per sentire
Il tuo cuore
Nel profondo.
Avrei voluto
Accarezzare
I tuo occhi
Sotto la luce
Della luna.
Avrei voluto
Tenerti per mano
E sentire l'emozione
Sulla mia pelle.
Avrei voluto
Regalarti tanti sorrisi
Ed infilarli come perle
Nel freddo di questa notte
Illuminata dalle stelle
E poi arriva il tempo.
E poi arriva il tempo
Che porta con se il silenzio,
Un silenzio tiepido
Dove svanisce
All'improvviso,
L'insieme delle parole.
Dove non ha senso
Aggiungere altri pensieri
Ai passi che vanno
Incontro alla strada.
Sento sul mio viso
Il calore del sole
Che asciuga la pioggia
Mentre rimane
Solo qualche pozzanghera
A ricordarci il tuono
Dell'ultimo temporale.
Perché?
Perché,
Perché non ti ho
Mai baciato?
Perché eravamo
Poco più
Che bambini....
Ed io
Più bambino
Di te......
Perché,
Perché non ti ho
Mai parlato?
Perché siamo
Ancora bambini
E tu
Più bambina
Di me.
E se
Invece
La felicità
Fosse stata
Ad un
Solo passo?
Chissà.....
Se abbiamo
Buttato
Il nostro tempo.
Ti parlo ora
Mentre tu dormi
Ed io sono
Accanto a te.
E quando
Ti sveglierai
Straccia subito
Queste mie
Parole
Sussurrate
Dagli occhi
Alle mie mani.
Perché sono solo
Del vento carezze,
Piccoli fiori bianchi
Come baci sulla fronte
Del tuo domani.
Le foglie
Danzano lente
Cullate dal vento
Sui visi di novembre
Dipingendo d'autunno
Il grigio del presente.
Calpesto le foglie
Sotto le chiome
Spoglie dei platani
Che dall'alto
Osservano
La trama nascosta
Delle loro radici.
E tutto si fa vuoto
Come confuso
Dalla nebbia fredda
Che avvolge la luce
Nei viali silenziosi
Del mezzogiorno.
Piccola pioggia
Cadono allegre
Piccole gocce
Qua e là
Mentre annoiato
Leggo un libro
Sonnecchiando sul sofà.
È una musica leggera
Di note ricamate
Sul velluto morbido
Della semplicità
Che la natura ci regala
Per ricordarci
Che la vita non è solo
Una matassa ingarbugliata
Di complessità.
E allora accetto
Il loro invito
E avvicinandomi
Alla finestra
Le tocco ad una ad una
Con un dito.
Loro mi rispondono
Con un piccolo sorriso
Continuando a suonare
Un'allegra melodia
Che un po' dispettose
Mi danzano sul viso.
L'alchimista
Gocce
Di puro spirito
Attraversano
L'alambicco
Dell'anima.
Chiuso nelle
Stanze della memoria
Mi chino sui fogli
Ancora bianchi.
I gesti lenti
Nell'attesa
Del silenzio
E di quella luce
Che appare
Sul limite dei ricordi.
Conservo
L'essenza liquida
Dei miei pensieri
Su antiche bottiglie
Colorate
Dalle emozioni.
Verso sapientemente
Gli ingradienti segreti
Sui versi che
D'un tratto escono
Come fluidi magici
Dalle mie mani.
Cammino
Cammino solo
Sotto le nubi,
Sotto la pioggia,
Sotto questo cielo
Grigio d'autunno.
L'estate se n'è andata
Lasciando il posto
A qualche goccia
Di malinconia
Che addolcisce
I nostri pensieri.
Attendo il vento
Del prossimo inverno,
I giorni bui di novembre,
Le foglie gialle
Che ricoprono i viali.
E di nuovo,
Oltre il gelo della neve,
Il fiorire dei biancospini
E poi dei mandorli
E delle margherite nei prati.
Tornerà il verde delle foglie,
Il primo sole caldo
Tra la pioggia di marzo
Ed il tepore incerto di aprile.
Tornerà maggio
Col regno delle rose
Come un soffio di speranza
A posarsi sulle cose.
New York
Le tante sfumature
Sulla trama della pelle
Si sciolgono nei colori
Intrecciati da mille culture,
Come al mattino
Il profilo dei grattacieli
Si confonde
Nella nebbia grigia della baia.
Il vento dell'Atlantico
S'incunea nelle strade,
Percorrendo i ponti sospesi,
Portando con se
Un pizzico di silenzio
E l'antico sapore
Di storie lontane.
Il lungo fiume di auto gialle
Lega le ore frenetiche del giorno
Agli angoli stupefacenti
Dipinti con le luci
Ipnotiche della notte.
Verticalità vitree
Di moderna trasparenza
Si lanciano contro il cielo
Svettando sopra le facciate
Dalla pelle di mattoni.
Carretti fumanti
Di cibi consumati correndo
Accompagnano il ritmo
Veloce della vita,
Tra la solitudine di chi guarda
La punta dei grattacieli
Dal basso di un marciapiede.
Ed in questo insieme
Di colori, di sguardi, di odori
Di luci strabilianti,
In queste strade colme di vita
Ognuno tiene la sua libertà,
La sua mela rossa tra le dita.
Le note jazz di una tromba
Annunciano il mattino:
Ho solo sfiorato le tue strade
Scattando qualche foto
Lungo il mio cammino.
Si risveglia la Brodway
Ed ognuno che vi passa
Per poco o per sempre,
Bianco, nero, giallo,
Povero o ricco che sia
Sarà solo un tuo cittadino
Che farai sognare sempre
Confondendo un po' la realtà
Mentre accendi,
Dall'Empire State Building,
Tutte le luci della fantasia.
NYC, lunedì 2 aprile 2018
Fiordinotte
(Liberamente tratta dall'omonima fiaba di Leonardo Sanna Passino)
I tuoi petali bianchi,
Rinchiusi dalla tristezza
Nel mondo della notte,
Sbocciavano all'improvviso
Sotto l'argento della luna.
Nessuna farfalla
Ti cercava il sorriso,
Nessuno che ti sfiorava l'anima
Né un'ape, né un maggiolino.
Eppure non eri
Un fiore sbagliato,
E c'era senz'altro una ragione
Perché quel giorno
Tu fosti sbocciato.
E cosí una notte
Tra i petali del dolore
Ti scivolò una lacrima
Che si mescolò al sudore.
All'improvviso
Nel bosco si liberò un odore
Ed il cuore della notte
Si colorò
Col bianco dell'amore.
Fu così, Fiordinotte,
Che ti liberasti dalla tristezza
Come se, ad un tratto,
Fosse stata spazzata via
Dal vento, dalla brezza.
Anche tu,
In questa parte d'universo,
Trovasti la ragione
Del tuo essere diverso,
Perché fu solo grazie a te
Che dal profumo
Tutto il mondo
Venne sommerso.
Addormentarsi
Guardo il mare
Divenire scuro
Sullo spegnersi
Del crepuscolo,
Mentre la sera
Si scioglie
Poco a poco
Sul velo nero
Della notte.
La risacca
Brontola sottovoce
Accarezzando
Gli scogli
Sfiorati dal riflesso
Bianco della luna.
Alzo gli occhi
Per guardare
Le prime stelle
Accendersi
Sul silenzio
Della mente.
Ed i pensieri
Se ne vanno,
Come navi
Che si perdono
Sull'orizzonte,
Come lanterne
Che sfumano
Tra le nuvole.
Chiudo gli occhi
Sulle carezze
Di questa brezza
Che bacia il mio viso,
Come la bocca
D' una madre
Bacia la pelle
D'un bimbo,
Bianca e morbida
Come i petali d'un giglio.
Incontro
Chissà
Se potrà avverarsi,
Chissà
Se potrà schiarirsi
L'oscurità della notte.
La nebbia riflette
La luce dei fanali
Sul cristallo degli occhi,
Mentre l'animo
Plasma le curve
Sul filo dei pensieri.
Saranno brevi attimi
D'un tempo infinito,
Piccole gocce di felicità
Come acqua nel deserto.
Ora guardo il tuo viso
Che risplende al sole,
Sento il tuo profumo,
Bacio i tuoi capelli.
Tutto me stesso
In questi brevi istanti
Che sfuggono
Dalle mie mani,
Come sfugge il sogno,
Alla fine della notte.
Le cose
Oggetti senz'anima
Che sopravvivono
Alle nostre mani,
Alla nostra esistenza.
Che assistono muti
Al fiume infinito
Delle nostre parole,
Dei nostri silenzi,
All'indifferenza.
I nostri occhi
Guardano le cose,
Come silenti fantasmi
Che circondano la vita,
Come lontani ricordi
Che ogni giorno
Ci sfiorano,
Distrattamente,
Le dita.
Il sudore
Si, è questo
Il mio odore,
È questo il colore
Delle mie parole,
L'odore intenso
Della mia pelle.
Questo è
Il mio sudore
Come la rugiada
Del mattino
Sui campi
Solcati dal dolore.
Della fatica la vita
Ne addenta il sapore
Per saper riconoscere
Ogni giorno,
Nelle cose semplici,
Il vero valore.
Imperfetto
Nella luce fioca
Della penombra
Sfioro con le mani
La superficie delle cose.
Ne cerco l'essenza
Per comprenderne
La trama sottile,
Per percepirne
La sostanza e la radice.
E sfiorando leggo
Impercettibili difetti
Che dell'uomo
Sono i segni
Dell'anima e della mente.
O forse solo la traccia
Delle curve ardite
Dei suoi pensieri,
In quei momenti in cui,
Creando le cose,
Alza gli occhi al cielo
Per guardar le stelle.
Assenze e presenze
Vi sono
Assenze e presenze,
Stanotte,
Di fronte al mare
Dei miei pensieri.
Assenze lontane
E presenze vicine.
Vi sono
Telefonate non fatte
Con parole già dette.
Vi sono
Pensieri che sento
Arrivar da lontano,
Come barche d'argento
E che ondeggiano
Sul mare ch'ora guardo
Agitarsi nel vento.
Il cappello
Ripongo
Le ultime cose
Nella valigia
Mentre scorre
Il tempo
Sulle lunghe ore
Del silenzio.
Guardo
I miei occhi
Riflessi sullo specchio
E dipinti dal senso
Dolcissimo
Della tristezza.
Mi asciugo
La faccia
Prima di prendere
Il cappello tra le mani,
Spegnendo la luce
Sulle stanze vuote.
È giunto il momento
In cui solo il vento
Può ascoltare i pensieri
E solo io i miei passi
Che conto ad uno ad uno
Come da bambino
Contavo, sopra il muretto,
La lunga fila dei sassi.
Preferisco
Preferisco
L'odore delle osterie
Alla saccenza
Di certi salotti
Colmi d' ipocrisie.
Preferisco
La semplicità
Delle persone, della gente
Ai templi elevati
Sulla vanità intellettuale,
Sull'ostentata presunzione
Della propria mente.
Non so se le mie parole
Abbiano un valore
Oppure siano niente:
Ciò che conta
È che sul filo del tempo
Possano qua è là colorare
Qualche piccolo tratto
Del vostro presente.